Davide Natale “Si voti a ottobre o Toti porterà a picco la Liguria”

di Matteo Macor

da

la Repubblica

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Forse politicamente potrebbe anche convenire avere più tempo per elaborare la proposta, ma da ligure non ho dubbi: dobbiamo andare a votare a ottobre, Toti si dimetta domani e si permetta alla nostra regione di riprendere a camminare». Davide Natale, segretario ligure del Pd e consigliere regionale, rilancia così sul futuro della Liguria. Dopo le battaglie in Consiglio regionale sulla sfiducia al governatore sospeso e il risultato positivo al voto delle Europee, con i dem tornati a contendere a FdI i numeri del primo partito della regione, nonostante un tavolo di coalizione ancora da avviare la linea del partito è stata chiarita con forza anche in sede di riunione di segreteria, mercoledì sera: «Faremo di tutto per arrivare a elezioni anticipate entro l’anno». «Questo è il momento più difficile nella storia della Liguria, forse solo dopo la Liberazione e il fallimento delle partecipazioni statali – sostiene Natale – serve dare risposte a chi le aspetta».

«Quando è passata da Genova la segreteria Elly Schlein, l’ultimo giorno prima del silenzio elettorale, si è capito bene: in piazza c’erano tante persone, militanti motivati e tante persone che non si vedevano da un bel po’. In passato agli eventi del partito si incontravano le solite facce, eravamo noi nella nostra bolla. Ora è cambiata la musica, lo dicono anche le liste delle amministrative: dentro c’erano giovani, volti del sociale, impegno di diversi mondi. Un patrimonio che non dobbiamo perdere per strada, declinando sul locale i temi nazionali e parlando dei problemi dei liguri invece che del nostro ombelico».

Miracoli dell’effetto inchiesta sulla politica ligure? O del peso della campagna di Schlein? Schlein ha fatto una bellissima campagna elettorale, con parole nette e temi concreti: sanità, ambiente, nuove generazioni, entroterra, servizi. L’inchiesta ha avuto il suo peso, ma più che nel disgusto dei cittadini per un certo modello di far politica, nei mondi delle professioni, dal porto alla sanità. Dove c’è ormai la consapevolezza, al di là della narrazione del centrodestra sulla regione che va avanti, che se non molla Toti ci porta a fondo con lui».

Come si va avanti, ora, a sinistra?

«Lanceremo come prima cosa mobilitazioni sui territori provinciali con assemblee e iniziative di federazione aperte a tutti, per poi cucire il tutto per contrastare la falsità del centrodestra che sostiene stia andando tutto bene. Mi chiedo a cosa servirà più l’elezione di un presidente, se pensano sia possibile governare senza un presidente come guida politica su temi come infrastrutture e bilancio. A destra provano a navigare a vista, ma sono ciechi, ci stanno spedendo contro il muro. Mio papà era ufficiale di Marina, mai vista una nave navigare senza capitano in plancia».

Cosa cambia, tra votare a ottobre o a inizio 2025? «Cambia, perché loro puntando ad andare oltre l’anno mettono arepentaglio il futuro dei liguri per puro tornaconto di parte: è uno schiaffo a tutti noi. Puntano a evitare di far votare tutte insieme regioni difficili come Umbria, Emilia Romagna, Liguria, e puntano a perdere tempo pur di affrontare il voto. È vergognoso».

Che poi, siamo sicuri siano elezioni già vinte a sinistra, quelle del post inchiesta? Potreste anche perdere. Lo avete chiaro, vero? «Io son superstizioso e a questa domanda non rispondo. Le elezioni sono aperte, e ci mancherebbe. Non saranno un rigore a porta vuota, il portiere c’è, e sta già in porta. Posso dire cosa servirà per vincere, quello sì. La serietà del nostro gruppo dirigente, mettere da parte i personalismi, continuare ad allenarsi per la partita e mettersi tutti all’ascolto di movimenti, cittadini, forze sociali e politiche per l’alternativa».

Tutti chi? Sansa già avverte è pronto a farsi da parte, se la coalizione sarà un’ammucchiata. Azione si è sfilata dalla mozione di sfiducia. «Non molto originale, come posizione: chi non è contro le ammucchiate? Ma come Pd abbiamo sempre costruito e agito da una posizione unitaria, su temi ad alto tasso di condivisione. La rotta è definita, a livello nazionale come in Liguria: non dobbiamo porre steccati, né subire diktat. Noi rimaniamo testardamente unitari, con chiarezza di posizioni su quelli che sono i temi che interessano alla gente. Il campo c’è, l’ho definito del buonsenso, chi ci può stare lo sa».

Il buonsenso è antica formula salviniana, non fortunatissima. Cosa ne pensa della nomina del nuovo commissario del porto, da parte del Mit a guida leghista? «Che le dimissioni di Toti servono anche per poter dare al porto la possibilità di ritrovare stabilità e prospettive. Lo stallo porta all’ennesimo commissario, scelto per nascondere incapacità. L’incertezza sul futuro va drammaticamente al di là della volontà dell’ammiraglio Seno, c’è bisogno di porre fine alla lista infinita di commissariamenti inutili di questa regione dotando l’Authority di un presidente nel pieno delle sue funzioni. Per farlo, serve Toti si dimetta».

 

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