Marco Toracca
da il Secolo XIX
La ferrovia Pontremolese è la grande dimenticata di questiultimi tempi. Se parla poco. Pochissimo. Però è decisiva per lo sviluppo del porto della Spezia. Senza di essa non potrà andare oltre i risultati già raggiunti. È un fatto».Davide Natale, segretario ligure del Partito democratico e consigliere regionale dem attacca: «Presento domani un ordine del giorno in Regione per chiedere che il presidente della Liguria Marco Bucci, e la giunta, si attivino affinché l’opera diventi strategica per il governo. Solo così si possono avere finanziamenti. Non solo: la Regione dev’essere coinvolta nel tavolo che Toscana ed Emilia Romagna hanno attivato per l’infrastruttura. A questi incontri la Liguria deve partecipare».
Nei giorni scorsi anche i sindacati hanno lanciato un appello per la ferrovia. Il quadro è cosi critico?«Sì perché la Pontremolese è sparita dai radar della giunta regionale. E emblematico, ripeto, il fatto che la riunione tra Toscana ed Emilia Rom-gna non abbia coinvolto la Liguria. E la Regione non ha neanche chiesto spiegazioni.La linea è fondamentale per il nostro sviluppo. Il nodo sono i fondi. Come Pd ci siamo mossi con le altre regioni fino alVeneto. Non capisco perché la Regione non faccia lo stesso».
Quale scenario si profila senza la Pontremolese?«Semplice non si può andare oltre ai risultati raggiunti.Inoltre è un’infrastruttura che mette insieme ambientalisti e industriali togliendo anche traffico dalle strade»
Che cosa fare secondo lei ?«Serve un’azione concreta della Regione. E il tema avrebbe potuto essere affrontato anche nel recente incontro in porto con il viceministroEdoardo Rixi. Si è puntato tutto, in quell’occasione, però sul nodo dei presidenti delle autorità portuali. Altro tema peraltro sui cui La Spezia rischia di rimanere scottata».
Perché?«C’è bisogno di un confronto con il territorio. Il nuovo presidente dev’essere un nome che abbia competenze e non frutto di un domino politico tra le varie autorità portuali accontentando i partiti. Servono persone capaci che conoscano il territorio e vi siano legati. Serve un focus sul porto percapire quale sia l’elemento migliore per favorire lo sviluppo. Da parte nostra non accettiamo dinamiche che alla fine siano utili solo a riempire caselle. Ma i ritardi che stiamo vedendo non fanno ben sperare. La logica spartitoria sarebbe il male del nostro porto. Ci sono dossier aperti importantissimi come bonifica bellica,fascia di rispetto e mondo delle crociere. Finalmente si parte con l’elettrificazione delle banchine. Peraltro una delle prescrizioni chieste con l’allora collega di giunta comunale Cristiano Ruggia all’epoca delle amministrazioni comunali di centrosinistra».
L’altra grande partita spezzina riguarda l’area Enel.Che cosa pensa?«C’è questa idea progettuale presentata dalla Confartigianato con un gruppo di architetti. E per fortuna ci sono realtà che pensano qualcosa perché il Comune è fermo e non sfida Enel a fare progetti su un punto di sviluppo fondamentale per La Spezia».
Il Comune parla comunque di risultati brillanti raggiunti in economia con nautica e turismo. Che cosa dice?«Il tema fondamentale è uno. Il Comune dovrebbe attuare politiche per creare possibilità di sviluppo futuro in modo da tenere sul territorio i tanti giovani che si formano, studiano e si preparano. Ci sono certamente dati positivi legati al turismo in cui però questo fenomeno è caratterizzato da forte spontaneismo. E non ci sono politiche di destagionalizzazione che potrebbero favorire occupazione più stabile. Stesso discorso per cantieristica, va bene ma la città non ha percorsi veri: lascia tutto alle iniziative delle singole aziende. Auspico invece politiche industriali che facciano parlare imprese e sindacati su formazione e welfare. Oggi, alla Spezia, però si naviga a vista come è accaduto di recente nel trasporto pubblico locale».
Qual è la sua opinione su questo punto? «l tagli regionali nel TPL ci saranno. La Spezia li ha accettati protestando fuori tempo massimo. E non dimentichiamo i nodi gravissimi che scontiamo in sanita».-