Ho voluto passare qualche minuto in quello che per la Spezia è stato un luogo di sofferenza e oggi è un luogo di speranza. Una specie di appendice delle celebrazioni del 25 Aprile al complesso scolastico del “Due Giugno”, oggi una scuola per tantissimi ragazzi e ragazze di ogni età. Dal 1943 al 1945, quella che era la caserma del Ventunesimo reggimento, è stato luogo di tortura per un’altra generazione di ragazzi e ragazze che avevano deciso di essere “ribelli”, che sognavano una patria libera e che sono stati disposti a rischiare tutto per lasciare un’Italia migliore alle generazioni future. Ovvero a noi.
Il Monumento ai caduti nei campi di sterminio nazisti porta la memoria di 249 uomini e donne, ma anche oggi il numero è provvisorio. Un particolare, questo, che non smette di raccontare la tragedia. Di certo da qua partirono a centinaia per i lager del Nord Europa e in pochissimi sono tornati. Ogni mattina, gli studenti passano davanti a questo monumento ed è forse il tributo migliore che si poteva fare alla memoria. La memoria che ci ricordi ogni giorno, usando le parole di Italo Calvino, che “qui si è nel giusto, là nello sbagliato: qua si risolve qualcosa, là ci si ribadisce la catena”.